“Fu in una Festa degli anni Ottanta che si pensò di introdurre un cambiamento: invece di realizzare la consueta mostra fotografica, al pittore Mauro Dallonda, abituale collaboratore della Festa borghigiana, fu affidato il compito di dipingere sui muri delle viuzze del borgo a ridosso del bimillenario Ponte di Tiberio, i personaggi più rappresentativi. L’intento era quello di offrire uno spaccato della realtà del quartiere. Nacquero così i primi murales, la cui tradizione partì grazie anche a chi, come Luca Miserocchi, socio e già Presidente della Società, passò l’estate a ridipingere di bianco le facciate scelte per ospitare i capolavori artistici. E furono dedicati a ‘soggetti umani’, alle situazioni che rappresentavano l’anima del Borgo: i fiacheristi, i pescatori e i marinai, le lavandaie, gli anarchici, i rivoluzionari e i partigiani, gli artisti e i suonatori ambulanti”.
Mauro Dallonda, pittore di origini Piemontesi, trapiantato nel Borgo San Giuliano, all’età di 8 anni venne a vivere con la famiglia in via Marecchia, fu lì che respirò fin da bambino il fascino di questa gente semplice, che abitava queste pittoresche viuzze, restando colpito in particolare dalla parlata, da quel dialetto che con poche parole esprimeva tutto. “Il borgo aveva un grande fascino ai miei occhi di bambino”- ricorda il pittore. E così li ha immortalati, col suo estro dal 1984, sui vecchi muri delle case, capolavori andati perduti nel tempo, causa ristrutturazioni sempre più frequenti, nuova primavera di un ‘ghetto’ che era dato ormai per perduto (anche dall’Amministrazione Comunale, vedi cronache del tempo ndr.) e che invece, grazie anche alle Feste, è rifiorito riacquistando dignità e centralità per la città di Rimini, sia dal punto di vista Turistico che commerciale.
Mauro è stato il pittore delle ‘prime volte’. Fu lui infatti a disegnare i Manifesti della primissima Festa del 1979 e quelli successivi del 1980 e ’82. Per la Festa dell’86 fece il Murales dei Musicisti (quest’anno riproposto in Piazzetta Pirinela con una versione a tinte accese), dando il via alla tradizione. Inoltre per quell’occasione dipinse 45 ritratti di borghigiani storici, su pannelli di compensato (forse andati perduti?).
Mentre nel 2000 costruì una grande Balena su commissione di Ennio Carando, compianto Presidente della Società de Borg, una sfida per il resto dei soci, che non credevano potesse galleggiare nell’invaso, né che potesse soffiare il classico getto d’acqua: sfida invece vinta. C’è anche un piccolo aneddoto sul momento di dare il via alla Festa: Ennio andò col piccolo canotto della figlia di Gnoli per sganciare la rete che teneva ferma la grossa Balena al centro dell’invaso del Ponte Tiberio, ma il canotto sfortunatamente era bucato e cominciò a sgonfiarsi e ad affondare. Carando per salvarsi dovette rifugiarsi dentro la bocca della balena (fatta di ferro e schiuma) che gli offrì rifugio come un novello ‘Giona’. La Festà poté così iniziare tra lo stupore e le risate dei presenti. Per il pittore Dallonda un tuffo nel passato, in questa edizione della ‘Non Festa 2020’, in cui è stato chiamato a riproporre i suoi primi dipinti andati ormai perduti. “E’ per me una memoria grata, ridipingere personaggi come Mario Cappelli a pochi metri dalle mura della casa dove è realmente vissuto. E’ un tuffo nel passato, ma anche una sfida per vedere cosa ci possiamo portare nel futuro. Tutto cambia, ma nulla cambia, le persone che raffiguro le guardo con gratitudine, perché portavano avanti grandi ideali che ci hanno spronato a crescere. Ed oggi continuano ad ispirarci un ideale di Libertà, più solidale e meno divisiva, con la forza non solo delle idee ma anche delle azioni. Un’eredità fondamentale che ci hanno lasciato”.