Dopo un anno di pausa – l’81 – siamo alla terza edizione della Festa. L interruzione poteva anche essere definitiva, non tutti nel Borgo erano d’accordo sull’opportunità di rifarla. Per qualcuno rischiava di diventare qualcosa di fine a se stessa, di scarsamente impegnato, rispetto a tutti gli obiettivi che il gruppo originario degli organizzatori si era proposto di raggiungere non solo a livello ricreativo, ma anche a livello sociale.
La spaccatura non era di quelle piacevoli: le opposte «fazioni» si guardavano in cagnesco dai bar ai lati opposti di viale Tiberio. Ma alla fine il Borgo travolse ogni resistenza, con alla guida il compianto, e simpaticissimo, Federico Gorini che allora era presidente della Società del Borgo. La voglia – attraverso la preparazione e l’organizzazione della festa – di tenere in piedi un’aggregazione di persone che al di là di ogni divisione personale 0 di fede arricchivano uno spirito di convivenza già presente nel Borgo; la voglia di solidarietà, così ricca in passato in quella comunità; la voglia di ripetere un successo che le prime due edizioni avevano garantito: tutto questo portò alla terza edizione – quella del 1982 – che guardacaso aveva come tema «Solidarietà vecchia e nuova» – sotto la direzione artistica di Leo Canducci.
Fu la festa della processione dei tarocchi, dello spettacolo nell invaso sotto il Ponte di Tiberio, l’exploit del «microfono è vostro» in chiave borghigiana (bel canto e sordini), il meglio della musica ambulante italiana con D’Antiquis e i coniugi Parenti, il complesso «I Disoccupati», musica a luci rosse, mentre all’Osteria del Ponte (allora non ancora ristorante cinese, il progresso non aveva ancora colpito!) si potevano incontrare Righini e la Ciocca 0 il cantastorie Marino Piazza e tante altre occasioni di spettacolo e di ritrovo. Poi domenica ci fu, a chiusura, la grande «mangiata» con le famose cucine all’aperto del Borgo.
Andò tutto bene. E da quella volta vennero sanate gran parte delle spaccature e la Festa riprese il suo cammino col vento in poppa.
Quell’anno la Festa fu all’insegna della solidarietà e della favola e infondo, a pensarci bene, essa non è che una favola, un sogno ad occhi aperti; ma anche la solidarietà, in questo mondo, non è altro che un sogno che noi siamo costretti a coltivare.
La Festa, se è così, celebra quello che non c’è , quello che non c è mai stato… ma come rito propiziatorio ha tutte le carte in regola, anche per diventare la festa dell’intera città. E questo 10 ha ampiamente dimostrato. Lunga vita alla Festa del Borgo!
Giuliano Ghirardelli