Il tema della Festa de Borg di quell’anno era liberamente (molto liberamente) ispirato al libro di Piero Meldini: “La Riminese”. il filo conduttore dell’evento era la donna nell’immaginario dei riminesi, ma soprattutto un omaggio ad alcune figure femminili: la donna matriarcale o erotica o felliniana… per molti uomini un nodo non risolto, come una sorta di fantasma da esorcizzare ed un enigma da sciogliere. Lasciando spazio – soprattutto – alle libere interpretazioni personali di chi partecipava alla creatività della Festa: infatti, il nostro Mauro Dall’onda si“scatenò” in una produzione vastissima di murales, tendaggi e pannelli che riempirono il paesaggio borghigiano. il Borgo quell’anno venne diviso in settori, ognuno dominato da un colore; a partire dall’ illuminazione pubblica: furono sostituite tutte le lampade esistenti con altre di colori diversi (gialle, rosse e verdi). Ogni via assunse un particolare aspetto, con disegni, pannelli, tende e lampade dello stesso colore.
La casa di Pici, all’angolo di via Trai, venne mascherata da harem a “luci rosse”…dominato da un enorme eunuco (che tanto eunuco non sembrava!) . Pici si tenne – brontolando – quella trasformazione per alcuni anni; senza scrollarsi di dosso l’ossessione per quei fantasmi erotici.
Qui siamo nel “settore giallo”, in piazzetta Bernardini (Gabena): c’è una casa che diventatempio antico e una donna che, forse, attende il centauro… Quella parete, in sequenza, ha ospitato il murale dedicato al Casanova felliniano e, il ritratto di Claudia Cardinale (come un fotogramma proiettato sul muro) realizzato da Eron.
La piazzetta Pirinela, dalla quale si scende sulle banchine del canale, era stata inserita nella “zona verde”: anche gli addobbi, come le tovaglie degli stand, erano in sintonia. Nella casa d’angolo, Mauro aveva dipinto una falsa finestra a cui si affacciava una procace e discinta titouna (e da lei prese il nome lo stand).
Proprio al centro del Borgo, in piazzetta Padella, con semplicità, ma anche con particolare creatività, Mauro ha trasformato due casette fatiscenti in un ambiente dai colori accesi e contrastanti, vagamente cubani. Fasuloun (Carlo, il bagnino, detto anche Toio) aveva acquistato, a quei tempi, le due case da Barbanti e dalle sorelle Ciode, per adibirle a deposito di ombrelloni e sdrai. Ora sono diventate una moderna ed elegante abitazione. A noi nostalgici piacevano anche così.