Ettore Parmeggiani, il grande Tenore nativo del Borgo

parmeggianiQuando nel 1960 costruirono il grande villaggio Ina-Casa, in fondo a viale Dario Campana, furono tanti i borghigiani che si trasferirono là, abbandonando le vecchie case, a volte anche fatiscenti, per quei nuovi appartamenti frutto di un ‘edilizia popolare questa volta veramente coi fiocchi.

Per la Liliana Nicoletti, per l’ Ernesta ad Parcioc, per il Leone, e per tanti altri iniziò come un’altra vita, anche se, tra loro, non pochi hanno continuato a fare la spola tra Largo Bordoni e il Borgo San Giuliano. Noi siamo andati a trovare, in un pomeriggio di questa estate, la Liliana nella sua bella casa, proprio nel cuore del Villaggio. a due passi dal fiume.

L’argomento di questo nostro primo incontro era legato a quel grande personaggio, nativo del Borgo, che fu il tenore Ettore Panneggiani, suo cognato:  lei infatti sposò Gino (Ciani), il fratello di Ettore.

La Liliana, come ogni buona borghigiana. conosce tuttte e le storie della sua comunità d ‘origine: la saga dei personaggi grandi e piccoli… ma nessuno è stato “piccolo” in quella trama di vicende a tinte forti. E’ un piacere stare ud ascoltarla.

Quel suo dialetto così preciso e così caldo è l’espressione di una saggezza di vita oggi ineguagliabile. La sua vicenda così difficile e generosa – ha cresciuto i figli quasi da sola – meriterebbe ben più di un modesto articolo. Ma lei ci tiene, soprattutto a parlarci di Ettore Parmeggiani e di quella famiglia che abitava lungo la sua strada, in via Marecchia.

Il babbo del tenore, Marino, faceva il barbiere nel suo negozio, accanto alla Trattoria Colombo, e i figli avevano imparato tutti il mestiere, compreso Enore. La mamma Virginia ha allevato tredici figli, con una dedizione ed un impegno che oggi appaiono sovrumani.

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La grande famiglia Par meggiani, nel 1923, al Borgo San Giuliano. Nella prima fila in basso i genitori, Marino Parmeggiani e Virginia Monticelli.  Attorno a loro i tredici figli (i sopravvissuti alle ventitré natalità): in alto, da sinistra, i figli: Dea, Linda, Verecondo, Ettore, Dino, Norma e Fernando. In basso, da sinistra: Mario, Gino, babbo Marino, mamma Virginia con in braccio la figlia Gioconda, Dina e Mario.

Ettore, il figlio più grande, nacque il 15 agosto del 1895. in una famiglia che conosceva ed amava la musica lirica, assai popolare a quei tempi. Lo zio. inoltre, era un discreto tenore. Ettore riuscì a studiare al Conservatorio, e nel ’22 debutto nella Tosca. Arturo Toscanini lo lanciò, poi, come grande interprete del repertorio wagneriano, con il quale si esibì nei maggiori teatri del mondo. La guerra, però, segnò la fine di quel successo, anche economico. Le sue ville lungo il nostro porto-canale vennero distrutte dai bombardamenti.

Liliana è la ‘memoria storica’ della famiglia Parmeggiani. dei tredici tigli di Marino e di Virginia, delle nuore e dei generi,è lei l’unica sopravvissuta. E’ lei che con entusiamo ama raccontare la generosità del grande tenore, il suo carattere aperto, socievole. “Ettore viveva a Milano, ma quando tornava a Rimini non mancava di andare a trovare gli amici marinai e pescatori, sul porto; aiutava tutti. a partire dai fratelli… ”

Liliana ne ricorda bene anche il declino: “Andai a trovarlo nel ’52, Allora lui faceva il capo-claque nellaScala di Milano; era chiara la sua amarezza, per un lavoro che non poteva non essere umiliante per lui; ma Ettore, uomo a cui non mancava la modestia, riuscì ad interpretare quel nuovo ruolo con grande dignità: quella sera andai con lui alla Scala, entrammo gratis nel loggione, e contribuii anch’io al lavoro della claque…

Nel 1920 Enore aveva sposato la riminese Anita Balena, dalla quale ebbe due tigli: Alba e Marino, prematuramente scomparsi. Alba aveva sposato l’avvocato Titta Benzi.

Ettore si spense a Milano nel 1960, a sessantacinque anni. La sua vita era stata dedicata interamente alla lirica. una passione che coinvolse tantissimi riminesi, soprattutto in passato.