Il tema dell’edizione 90 è tratto da una annotazione riportata nel «libro delle anime», della Parrocchia del Borgo San Giuliano, nel 1876. La notizia riguarda un certo Cobianchi Eraclio, menzionato con la qualifica di «avventuriero»: la stessa qualifica la si ritrova, anche, nell’Archivio storico anagrafico del nostro comune.
Su chi fosse realmente Cobianchi possiamo fare solo delle ipotesi – chiaramente molto aleatorie – ed è su queste che si dispiegano il tema e le spettacolazioni di questa Festa. Scartiamo immediatamente quella, forse la piú attendibile, che il nostro personaggio fosse un piccolo o grande malfattore; non ci interessa tanto la ricostruzione della verità su Cobianchi, quanto le suggestioni che ci vengono suggerite dalla sua possibile storia. Lo spettacolo è imperniato su quattro fantastiche ipotesi storiche:
– In Romagna, contemporanei al nostro personaggio, operarano famosi banditi, fra questi il «Passatore» e Gaetano Morgagni detto «Fagotto» le cui imprese si svolsero nelle campagne romagnole e ferraresi; Cobianchi era originario di Argenta e potrebbe aver fatto parte di queste bande o risentire dell influsso mitico aleggiante intorno a quei banditi;
– in quegli anni esplode la «questione sociale»; sono anni fervidi di iniziative, con frequentazioni della nostra città da parte di importanti figure storiche (Bakunin, Cafiero…), senza dimenticare il concittadino Amilcare Cipriani. Tetti combattenti per l’emancipazione dei popoli, ma anche grandi sovversivi. Ecco quindi che si rende plau¬sibile un altro riferimento alla definizione affibbiata at nostro uomo, in qualche modo legato a quegli avvenimenti;
– ma «1 avventuriero» potrebbe far pensare a valenze meno cariche di impegno sociale. L’avventura vissuta come viaggio, come allontanamento dai problemi del vivere quotidiano, frutto di uno stimolo che deriva dal conoscere nuove esperienze e nuovi mondi; ma anche dal bisogno: non dimentichiamo che il borgo era il luogo abitato dagli strati sociali meno abbienti e che ha conosciuto – in anni successivi – il fenomeno dell’emigrazione;
– e se si trattasse soltanto di un soprannome, nato nelle osterie dove fra chiacchiere e innocenti bugie si inventavano impossibili avventure? Allora il Cobianchi diventa uno dei tanti poveri cristi che abitavano il borgo, senza il coraggio e l’opportunità di affrontare avventurosamente la vita.
E su questa dicotomia fra realtà e sogno, fra utopia e miseria quotidiana, fra slanci vitali e condizionamenti esistenziali, proponiamo ai riminesi la lettura della Festa del Borgo 1990. Nelle stradine e nelle piazzette del borgo – come sempre – il consueto clima di festa e di incontro, con spettacoli musicali e teatrali, stand gastronomici, allestimenti e mostre.