Chissà com è l’Angelo del Borgo! Già com’è? Реrchè non v è dubbio che esista. Sicuramente non assomiglia a Bruno Ganz, l’Angelo colto, meditabondo e tenero del «Cielo sopra Berlino» di Wender. Immagino piuttosto, che si aggiri per il Borgo, da secoli, un angelo-marinaio. E non potrebbe essere altrimenti. L anima del Borgo è nell’acqua, non fuori, non sopra. E dunque un Angelo che non vola, ma nuota, naviga, gioca con l’acqua, con il mare. Non ama la terra dentro cui non può vedere, dentro cui si muore malinconicamente. Ama la trasparenza e l’elemento che avvolge i corpi e li sostiene.
Lo conoscevano bene i bambini di una volta che si tuffavano giù dal ponte di Tiberio nel Marecchia a raccogliere i ciottoli bianchi e levigati e le monete del turisti e del burloni. E lui li stava ad osservare, ammiccante e protettivo, le gambe a penzoloni, seduto sullo stretto cornicione sporgente sopra le arcate.
E chi se non lui, l’Angelo-marinaio, hanno visto i bambini che il fiume non ha voluto più lasciare andar via, là dentro la gora, con la sua mano sui loro occhi, delicatamente, perchè non avessero paura?
E lo conoscevano bene anche i pescatori, sulle cui barche si accoccolava silenzioso, appoggiato, sulla cima raccolta sopra il ponte, presenza fraterna, nume, tutelare. Le donne, anche loro lo conoscevano. L’ Angelo-marinaio le ascoltava paziente e silenzioso nelle solitarie serate lunghe una vita, dentro un tempo scandito dalle maree. Chissà dove s’è nascosto ora 1 Angelo-marinaio?
Senza di lui il Borgo difficilmente potrà. Che sia colpa del mare che non è più quello di una volta?
Ennio Grassi