È l’anno della quarta edizione. Questo numero è ricorrente e dominante nell’intero arco della festa. Quattro sono pure le figure rappresentate stupendamente dal pittore Sughi nel manifesto della Festa de Borg.
Il tema «l’immagine e il volto» sotto la regia di Leo Canducci propone nella prima serata di sabato 8 settembre un corteo che si muove da P.zza Malatesta, impostato su personaggi storici del medio evo trecentesco. L’intento della sfilata del «principe e della sua corte» è l’immagine del potere. Tutto il borgo era stato predisposto per ricevere il corteo in stile medioevale con addobbi e taverne in linea con il tema. La giornata successiva, domenica 9 settembre, il borgo propone il suo «volto» cioè il suo modo tipico di intendere la festa.
Eros e Thanatos, le figure dell’amore e della morte liberano il borgo dal potere per lasciare posto ai canti, alle amicizie, alla libertà di essere se stessi. Quattro i carri che hanno rappresentato le 4 età della vita, i 4 elementi della natura, le 4 parti del giorno, le 4 stagioni, molto belli e suggestivi allestiti e curati da Mario Pasquinelli.
Già perchè il Canducci ci farà ricordare questa edizione per lo strascico che doveva avvolgere Eros impersonato da lui stesso, di lunghezza impossibile, non meno di 30 mt. Per trovare presso le aziende la stoffa richiesta dal nostro regista, mediata poi in 15 mt., abbiamo dovuto far interporrei suoi buoni uffizi perfino dall’amico Nevio Monaco, « maggiore» del Comando dei Carabinieri. Non parliamo poi della «scalinata» die a detta di Canducci doveva avere le dimensioni delle più famose Trinità dei Monti e degli «spiritiпi» incubo di molte notti insonni delle nostre sartine Miriam, Mery e Laila.
A tutto questo aggiungiamo le solite peri pezie economiche dei soldi che non c’erano, con il trio contabile Muccini, Brandi e Spadoni che continuavano a menarla con i loro preventivi, che non riuscivano a giun¬gere alla quadratura dei bilanci. Con questo quadro è normale che «anche i grandi cadono». Parte tosi in fusione fredda il nostro Presidente di questa edizione il Berlini Augusto che il 26 agosto rompe gli indugi presentando le sue dimissioni e ritirandosi in luoghi più freschi e sereni. Ma basta una rinfrescata d’agosto e tutto rientra nella normalità. E comunque nella sua presidenza ha dimostrato molto equilibrio e sensibilità riuscendo ad unire ed amalgamare tutte le forze verso un unico obiettivo. Per personaggi come Pasquinelli, Muccini, Brandi, Scalesciani e Spadoni, notoriamente «autonomi» nelle loro scelte, la cosa non era di semplice attuazione.
L’84 è passato agli archivi con un altro curioso episodio di Canducci. Nella serata di domenica in pieno corteo il nostro regista scese dal suo «trono» imprecando e inveendo contro il sottoscritto e contro tutti poichè a sua detta la musica dell’invaso del Ponte di Tiberio non si sentiva. Fortunatamente il numeroso pubblico che assisti alla scena pensò trattarsi di spettacolo. Ma aldilà di questi episodi resta il successo ottenuto sia in termini di pubblico che di spettacolazioni; viene lanciato e recepito dalla stampa lo slogan «Rimini si fa festa» avendo inteso noi lanciare un messaggio di piena partecipazione di tutta la città.
In un articolo pubblicato domenica 9 settembre sulla stampa locale, si nota che nella stessa giornata si sono casualmente preposti due avvenimenti: «le due metà del cielo», tra mondanità del gran ballo d’estate al Grand Hotel nei saloni liberty e popolarità nella Festa del Borgo oltre l’antico ponte.
È paradossalmente la stessa situazione storica che si ripropone, è ancora una volta il borgo… oltre il ponte.
Due modi diversi di essere Rimini con confini non segnati eppure presenti, con due realtà che vivono intorno a due linee parallele che insieme appartengono a Rimini.
Renato Berti